In questa sezione del sito raccogliamo le principali licenze sul modello “open/copyleft”, suddivise secondo le tre categorie “licenze per contenuti”, “licenze per software” e “licenze per banche dati”.
Licenze per contenuti
Nell’ambito dei contenuti creativi (come testi, immagini, video, musiche) indubbiamente le licenze più note e più utilizzate sono le Creative Commons (abbreviate spesso con CC). Un set di sei licenze, a cui si aggiunge una liberatoria per il rilascio in pubblico dominio (CC Zero), diffuse dall’omonimo ente no-profit statunitense a partire dal 2002, disponibili nelle principali lingue e arrivate attualmente alla versione 4.0.
Per conoscere più nel dettaglio quali sono e come funzionano le licenze Creative Commons, rimandiamo all’apposita pagina del sito CreativeCommons.org. Per approfondire ulteriormente rimandiamo alla lettura dell’ottimo libro “Creative Commons: manuale operativo” di Simone Aliprandi e ai video divulgativi dello stesso autore disponibili su YouTube.
Esistono comunque anche altre licenze per contenuti creativi meno note delle CC ma comunque coerenti con il modello di “open/copyleft”. Una licenza molto utilizzata è la GNU Free Documentation License (FDL) utilizzata anche da Wikipedia fino al passaggio alla Creative Commons By-SA avvenuto nel 2009. -> vai alla pagina di Wikipedia dedicata | vai al testo italiano della licenza
Altra licenza degna di nota è la Licence Art Libre di origine francese e disponibile anche in traduzione italiana (curata da Simone Aliprandi). -> vedi testo
Licenze per software
Le licenze per software libero e open source sono davvero numerosissime (secondo alcuni forse anche troppe con il rischio di creare confusione negli utilizzatore). L’attività di selezione e promozione delle licenze open per software è svolta da due grandi enti no-profit di respiro internazionale: la Free Software Foundation e la Open Source Initiative. I due enti hanno stabilito in specifici documenti quali caratteristiche devono avere le licenze per ottenere approvazione e periodicamente, previa verifica del rispetto di questi parametri, inseriscono le varie licenze proposte da aziende ed enti no-profit in appositi elenchi pubblici.
- vedi l’elenco delle licenze di Free Software Foundation
- vedi l’elenco delle licenze di Open Source Initiative
Buona parte delle licenze (le più note e utilizzate) sono presenti in entrambi gli elenchi. Le licenze per software libero e open source sono normalmente classificate secondo tre macrocategorie: licenze permissive, licenze di copyleft debole, licenze di copyleft forte. Per approfondire questa classificazione, rimandiamo al libro “Software licensing & data governance” di Simone Aliprandi (vedi) e al libro “Open Source, software libero e altre libertà” di Carlo Piana (vedi).
Licenze per banche dati
Le banche dati sono un tipo di opera molto particolare, soggetto a una regolamentazione a sé stante rispewtto alle altre tipologie di opere dell’ingegno. Tra l’altro in Unione Europea sono tutelate da un diritto chiamato non a caso “diritto sui generis” che richiede alcune accortezze. Non tutte le licenze in circolazione trattano correttamente questo diritto e dunque alcune potrebbero non funzionare per le banche dati.
Di conseguenza, chi è in cerca di una licenza per un dataset può utilizzare una delle seguenti soluzioni:
- le licenze Creative Commons, a condizione che si tratti di quelle in versione 4.0 o successiva
- la licenza Open Database License (ODbL) della Open Knowledge Foundation (vedi testo)
- altra licenza governativa approvata nel proprio paese (in Italia ad esempio alcune pubbliche amministrazioni utilizzano la Italian Open Data License 2.0, che però è sempre meno utilizzata a favore di un passaggio alle Creative Commons)
Altra annotazione importante: affinché un progetto di rilascio/condivisione di dati possa essere qualificato come “open data” secondo la definizione più accreditata a livello internazionale, deve garantire un livello di apertura molto alto; sono quindi deprecate licenze che impongano limitazioni sugli utilizzi commerciali e licenze che non consentano di fare modifiche e opere derivate dei dataset. A tal proposito rimandiamo a un noto grafico realizzato da Simone Aliprandi.